I musei rappresentano una tappa obbligata tra le cose da vedere a Genova dal punto di vista culturale.
In questo articolo potrai trovare la descrizione e la storia di alcuni tra i musei di Genova più belli e famosi:
- Palazzo Bianco
- Palazzo Rosso
- Il museo Chiossone
Galleria di Palazzo Bianco
Maria Brignole-Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, assegnò per testamento, nel 1884, al Comune di Genova Palazzo Bianco “per la formazione di una pubblica galleria“, di cui la città era ancora priva.
La duchessa aveva già donato al Municipio, nel 1874, Palazzo Rosso, ma con uno scopo differente: perché mantenesse le caratteristiche di dimora patrizia, sorta di monumento alla famiglia Brignole-Sale, dotato di collezioni non incrementabili.
Un nucleo di opere antiche e moderne (fra cui alcune di alto rilievo), trasferite di recente dalla dimora parigina a quella genovese dei Galliera, fu destinato a divenire il fulcro del costituendo museo civico; vennero inoltre assegnate dalla munifica duchessa alla Città di Genova alcune rendite immobiliari, i cui frutti dovevano essere utilizzati per incrementare il patrimonio storico-artistico.
Una serie di lasciti e donazioni accrebbe le collezioni.
Ricordiamo i momenti più significativi: nel 1887 Antonio Samengo destinò, con un legato, la propria collezione al Comune; altrettanto fece, nel 1892 il senatore Giovanni Ricci.
Le collezioni si accrebbero ancora nel 1913, con il legato della quadreria di “Casa Piola”, fatto da Carlotta Ageno De Simoni, e nel 1926, con il legato di Enrico L. Peirano.
Il Municipio in prima persona attuò, differenziata a seconda delle differenti circostanze storiche, una oculata politica di acquisti.
Il patrimonio d’arte di proprietà civica era ovviamente già cospicuo, anche prima degli avvenimenti qui descritti: le leggi soppressive di età rivoluzionaria e napoleonica, insieme ad altre promulgate nell’Ottocento, portarono un gran numero di beni artistici, già appartenuti alle corporazioni religiose, in mano “civica”.
Inoltre due importantissimi nuclei di opere furono legati al Comune nel 1866 e nel 1875, ovvero le raccolte del principe Odone di Savoia, quartogenito di Vittorio Emanuele II, e di Giovanni Battista Assarotti.
Palazzo Bianco, individuato, a partire dagli ultimi decenni dell’ottocento, come “museo civico” di arte e storia, diede successive e differenti sistemazioni al cospicuo e complesso patrimonio civico così formato, diventando il fulcro del sistema dei musei civici genovesi.
Ingresso
Via Garibaldi, 11 – 16124 Genova
Tel. 010 5572193
fax 010 5572269
e-mail museidistradanuova@comune.genova.it
http://www.museidigenova.it/it/content/palazzo-bianco
Orari
ORARIO ESTIVO (27 marzo – 7 ottobre)
da martedì a venerdì 9-19
sabato e domenica 10-19.30
Chiuso lunedì
Venerdì 22/6; 6 e 27/7; 3 e 24/8; 7 e 28/9; 5/10 : orario 9-21
ORARIO INVERNALE (9 ottobre – marzo)
dal martedì al venerdì 9-18.30
sabato e domenica 9.30-18.30
Chiuso lunedì e 25 dicembre
Galleria di Palazzo Rosso
La splendida quadreria che, unitamente agli arredi e a Palazzo Rosso, la duchessa di Galliera donò al Comune di Genova nel 1874 era stata consapevolmente formata dalla famiglia Brignole-Sale attraverso una sapiente politica di acquisizioni e commissioni, dispiegatasi per oltre due secoli, a suggello dell’ascesa sociale, economica e politica.
Nella prima metà del Seicento, la commissione di alcuni grandi ritratti ad Anton Van Dyck da parte di Gio. Francesco Brignole, aveva rappresentato il primo, significativo segno della potenza economica raggiunta dalla famiglia.
Gio. Francesco I (1643-1694), rimasto l’unico erede e proprietario di Palazzo Rosso, continuò l’opera di accrescimento delle collezioni e di ingrandimento e arricchimento del palazzo.
Sua moglie, Maria Durazzo, non solo sostenne questa lungimirante e munifica politica, ma, rimasta vedova, diede un apporto assai significativo alle collezioni della famiglia, ampliando le ricche collezioni d’arte ricevute per eredità dal padre, Giuseppe Maria Durazzo.
Beneficiario di queste scelte fu Gio. Francesco II Brignole-Sale (1695-1760) che si ritrovò unico proprietario di Palazzo Rosso e delle collezioni di quadri costituite, a questo punto, sia da opere provenienti dalla famiglia Brignole-Sale (fra le quali erano, oltre i citati grandi ritratti di Van Dyck, dipinti di Guido Reni, di Guercino, di Mattia Preti, di Bernardo Strozzi) sia da dipinti pervenuti dalla famiglia Durazzo, il cui nucleo più consistente comprendeva tavole e tele d’ambito veneto del XVI secolo (fra le quali meritano d’essere ricordate le opere di Palma il vecchio e di Veronese).
Gio. Francesco II procedette ad altri significativi acquisti, tra i quali ricordiamo i Quattro Apostoli di Giulio Cesare Procaccini, il Ritratto di giovane di Van Dyck, La carità di Bernardo Strozzi.
Agli anni della missione diplomatica a Parigi di Gio. Francesco II (intorno agli anni 1737-1739) si devono far risalire le commissioni fatte a Hyacinthe Rigaud, pittore ufficiale dell’aristocrazia del tempo, relative al ritratto suo e della moglie.
La quadreria venne ulteriormente arricchita per via ereditaria, a causa della mancanza di discendenza dei fratelli Carlo Emanuele e Francesco Maria Durazzo.
Pur nel mutato contesto storico e politico, i Brignole-Sale continuarono tra la fine del XVIII e il XIX secolo ad attuare una politica di arricchimento del Palazzo e delle sue raccolte, entrambe destinati infine a dare “decoro e utilità”, “lustro e vantaggio” non solo alla famiglia, ma alla città tutta.
Ingresso
Via Garibaldi, 11 – 16124 Genova
Tel. 010 5572193
fax 010 5572269
e-mail museidistradanuova@comune.genova.it
http://www.museidigenova.it/it/museo/palazzo-rosso
Orari
ORARIO ESTIVO (27 marzo – 7 ottobre)
da martedì a venerdì 9-19
sabato e domenica 10-19.30
Chiuso: lunedì
Venerdì 22/6; 6 e 27/7; 3 e 24/8; 7 e 28/9; 5/10 : orario 9-21
ORARIO INVERNALE (9 ottobre – marzo)
dal martedì al venerdì 9-18.30
sabato e domenica 9.30-18.30
Chiuso: lunedì e 25 dicembre
Museo d’arte orientale Chiossone
La Villetta Di Negro, sede del Museo Chiossone, rappresenta un interessante nodo di congiunzione e trasformazione nel contesto del territorio di Genova e del suo sviluppo in epoca moderna.
Il sempreverde giardino, che domina la piazza Corvetto e si trova perciò nel cuore della città ottocentesca, occupa tuttavia una posizione appartata e magnificamente panoramica.
Dalla grande terrazza prospiciente il Museo sul lato sud-ovest, si gode l’incantevole veduta della città antica, con la grigia, luminosa distesa dei tetti d’ardesia, i campanili e le torri medievali stagliati sullo sfondo del Mar Ligure.
Questo parco oggi così centrale, legato allo sviluppo residenziale e monumentale della città risorgimentale, è situato sullo scosceso Baluardo di Santa Caterina, uno dei bastioni edificati nel 1537 da Giovanni Maria Olgiati.
Nel tardo secolo XVIII il patrizio Ippolito Durazzo lo prese in affitto dal Demanio e lo adibì a orto botanico.
Ma fu nel 1802 che il sito, fino a quel momento suburbano e periferico, cambiò destinazione e significato, quando il marchese Gian Carlo Di Negro (1769-1857) lo acquistò dal Governo della Repubblica per eleggerlo a propria residenza, impegnandosi al contempo a fondarvi una scuola di botanica e a finanziarla per sei anni.
Nel medesimo anno Di Negro iniziò la costruzione di un “casino” e di una “villetta” su disegno di Carlo Barabino.
Nel 1863, trascorso qualche anno dalla morte di Di Negro, il Comune acquistò la Villetta e attese ad alcune sostanziali modifiche, allo scopo di valorizzarne l’utilizzo come verde pubblico.
Dal 1873 al 1942 la villa del marchese fu trasformata, seguendo i modelli positivisti dell’epoca, per ospitare il Museo di Storia Naturale (1873-1912), con annesso zoo, quindi il Museo Geologico (1912-28) e, dal 1929, il Museo Archeologico, al quale furono annesse le collezioni di Etnografia e del Costume (1935-40).
Il bombardamento navale anglo-americano del 1942 distrusse l’edificio, ma non poté cancellare dalla memoria storica di Genova quella preziosa e quieta immagine intellettuale, quel privilegiato carattere di “asilo delle Muse” che il luogo aveva ormai indelebilmente acquistato grazie a Di Negro.
Fu così che nel 1948, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il Comune di Genova deliberò la progettazione e costruzione dell’attuale edificio, da destinare a sede stabile e definitiva del Museo Chiossone: questa circostanza fa del Chiossone il primo museo italiano appositamente realizzato nel periodo postbellico a cura e spese di una pubblica amministrazione.
L’area della costruzione fu individuata proprio nel sito della distrutta villa del marchese Di Negro.
Così, la quantità di storia maturata nel luogo e quella testimoniata dall’appassionata attività collezionistica svolta da Edoardo Chiossone in Giappone furono congiunte idealmente, grazie ad una scelta politica nutrita di intellettualità e lungimiranza.
Affidata la progettazione all’architetto Mario Labò (m. 1961), la fase costruttiva del Museo Chiossone iniziò nel 1953.
L’edificio museale, inaugurato il 7 maggio 1971, è una straordinaria pièce di architettura razionalista in cemento armato.
È costituito da un avancorpo con tetto a terrazza (atrio), addossato al corpo principale: quest’ultimo è un volume unico che, con la grande sala rettangolare al piano terreno e cinque gallerie a sbalzo sulle due pareti lunghe, riecheggia la struttura interna dei musei precedenti.
Le gallerie, sistemate due sul lato sud-ovest prospiciente il mare e tre sul lato nord-est verso monte, sono collegate da rampe di scale formanti un percorso continuo.
Nel 1967 l’allestimento espositivo fu affidato all’ingegnere Luciano Grossi Bianchi, che lo progettò e lo realizzò in collaborazione con Caterina Marcenaro, direttore del Settore Belle Arti del Comune di Genova.
L’esposizione permanente è stata completamente rinnovata nel 1998.
Rilevanti opere di innovazione impiantistica ed espositiva, realizzate nel 2001 grazie al sostegno finanziario dello Stato e della Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, consentono lo svolgimento di mostre temporanee e l’avvicendamento espositivo delle collezioni.
L’intero patrimonio artistico del Museo è frutto dell’attività collezionistica svolta dall’incisore genovese Edoardo Chiossone (Arenzano 1833-Tokyo 1898) durante 23 anni di permanenza in Giappone (1875-1898).
Trasferitosi a Tokyo dietro invito del Governo Imperiale del Giappone Meiji per dirigere la nuova Officina Carte e Valori del Ministero delle Finanze, Chiossone disegnò e incise circa cinquecento lastre relative a francobolli e banconote, bolli di monopolio, obbligazioni e titoli di stato.
A lui è unanimemente riconosciuto il merito di avere plasmato l’imagerie della finanza pubblica giapponese dell’epoca moderna.
Chiossone creò inoltre la ritrattistica ufficiale in stile occidentale di significato e uso politico e diplomatico e, infine, contribuì a fondare una concezione aggiornata del patrimonio culturale giapponese e della sua rappresentazione per immagini.
Vissuto in Giappone nel più fervido e fecondo periodo formativo della Restaurazione imperiale Meiji, Chiossone fu uno degli artefici della modernizzazione e contribuì all’internazionalizzazione della cultura nipponica.
Le condizioni nelle quali egli attese alla propria opera collezionistica erano estremamente vantaggiose: il mercato antiquariale traboccava di beni e opere provenienti dalla dismissione dei grandi patrimoni feudali e Chiossone, artista colto e uomo di vedute cosmopolite, comprendeva perfettamente le opere e i loro contesti d’arte e storia.
Egli faceva parte di un ambiente sociale e culturale elevato e godeva di amicizie influenti sia nelle sfere alte della politica, della grande burocrazia di stato e della nobiltà giapponese, sia negli ambienti internazionali della diplomazia e della finanza.
Fu insignito di due Ordini Imperiali al Merito: il Sol Levante (Kyokujitsusho, quarta classe, 1880) e il Sacro Tesoro (Zuihosho, terza classe, 1891).
In quel medesimo periodo altri residenti e viaggiatori occidentali – tra cui Edward Sylvester Morse, Ernest Francisco Fenollosa, Frank Brinkley, Arthur Morrison, William Atkinson, Erwin von Baelz, Émile Guimet – formarono le prime grandi collezioni d’arte giapponese, oggi custodite rispettivamente a Salem, Boston, New York, Londra, Stoccarda, Parigi.
Fu anche grazie all’opera di mediazione culturale di tutti questi collezionisti, tra i quali Chiossone occupa una posizione singolare, culturalmente complessa e ancora scarsamente compresa, che un nuovo, potente afflusso di immagini e idee figurative orientali raggiunse l’Occidente, determinando conseguenze d’importanza incalcolabile sulla creatività e le vedute degli artisti europei e americani di fine secolo.
Dunque, il Museo Chiossone nacque in un contesto mondiale di aperture e mediazioni culturali, in una straordinaria temperie di rinnovamento internazionale.
Non si può tacere della qualità artistica e del significato storico delle collezioni, che rappresentano l’intera gamma delle tradizioni classiche e moderne dell’arte giapponese: dipinti, stampe policrome e libri illustrati, sculture e suppellettili liturgiche buddhiste, oggetti archeologici, bronzistica, monete, lacche, porcellane, smalti cloisonné, maschere teatrali, armature e armi, strumenti musicali, costumi e tessuti, complementi dell’abbigliamento maschile e femminile.
Il Museo custodisce inoltre svariati capolavori assoluti, che in Giappone sarebbero stimati degni della qualifica di “tesori nazionali”.
Portatore di elevati valori e contenuti artistici e storici, questo patrimonio costituisce un caso rilevante nel panorama internazionale del collezionismo d’arte giapponese del secolo XIX, anche a motivo della sua varietà e consistenza (circa 20.000 opere).
Esso rappresenta pertanto una grande potenzialità per la crescita culturale della comunità, per gli scambi culturali col Giappone e con tutti gli ambienti che nel mondo sono attivi nello studio, nella ricerca e nella conoscenza dell’arte e della cultura nipponiche.
Ingresso
Piazzale Giuseppe Mazzini, 4, 16122 Genova, Italia
Tel. 010 – 542285
Fax 010 – 580526
e-mail museochiossone@comune.genova.it
http://www.museidigenova.it/it/content/museo-darte-orientale
Orari
ORARIO ESTIVO (27 marzo – 7 ottobre)
da martedì a venerdì 9-19;
sabato e domenica 10-19.30;
Chiuso: lunedì
ORARIO INVERNALE (9 ottobre – marzo)
da martedì a venerdì 9-18.30;
sabato e domenica 9.30-18.30;
Chiuso: lunedì